Stagione difficile, ma quanto Orgoglio.

Un’ anno fa eravamo in lotta per un sogno e ci chiedevamo se saremmo stati in grado di affrontare qualcosa che non avevamo mai sperimentato, la Serie D.

Ripescati sopratutto per i meriti della nostra scuola calcio ci siamo buttati da subito in questa avventura consci di quante difficoltà ci avrebbe portato.
Eravamo pronti a tutto, o quasi.

Girone senza romagnole (e così addio scontri con Forlì e sopratutto Cesena) solo il San Marino e qualche compagine bolognese per il resto Lombardia ed Emili.
Viaggi lunghi ed incassi “brevi”.

Poi la questione campo, se dico quello che penso in piazza del Popolo si incaz##no ma con poco avremmo potuto almeno godere di un pò di pubblico ed invece…

Prima ospiti (nemmeno troppo desiderati) a Russi, poi a porte chiuse come se i nostri amici tifosi fossero hooligans della peggior specie.
Ma bastava poco per …ma se lo dico si incaz##no

Pronti via, ricordo il primo match, riceviamo il Fanfulla, un caldo impossibile, attendiamo i tifosi ospiti, ordine dall’alto: tifoserie separate.
Da Lodi arrivano distinti e gentili signori nemmeno troppo giovani, il loro posto è là di fronte al sole.
Mi si avvicina un signore (più sui 60 di me) e mi dice “secondo lei io posso permettermi di andare al sole, ho la faccia così cattiva?” come dargli torto.
Finalmente arrivano gli ultras, rigorosamente in maglia nera con tanto di scritta, un pullman? …no, una macchina: sono in 5 ad occhio e croce.
Avevano 20/23 anni, sono quattro ragazzi ed una indomita guerriera, finalmente qualcuno da mandare nel settore ospite.
Vinciamo anche 1-0 segna, e che gol, Ricci Frabattista.

L’euforia si placa la domenica dopo, non è la sconfitta con il Ciliverghe a farci male, Stefano il mister delle mille battaglie vinte, sta male.
Una guerra che tutti ci auguravamo vinta sta per portarci via il nostro allenatore.

Arriva Andrea Orecchia, eredita una squadra frastornata dalla notizia, il calendario non aiuta, subito il Reggio Audace in casa, poi Crema e Pavia fuori.
Non manca l’impegno, mancano i punti e così il cammino diventa difficile, Noschese segna il gol vittoria con il Fiorenzuola e riprendiamo un pò di colore, ma siamo ingenui e veniamo puniti ad ogni distrazione e la classifica piange.

Il 12 dicembre a Mezzolara in uno scontro fortuito capitan Bovo, portiere e pilastro dello spogliatoio, si frattura una spalla e termina quel giorno la sua stagione.

Nelle ultime due partite del girone di andata collezioniamo 4 punti, vittoria con l’AXYS Zola e pari esterno con l’OltrepoVoghera per il primo punto esterno della stagione.

Squadra rivoluzionata, via tanti ragazzi che pensano di meritare di meglio e dentro tanti ragazzi giovani e volenterosi.
Il gruppo cresce e dove non arrivano le doti tecniche arriva lo spirito di gruppo, Mister Orecchia inizia a dare una impronta ben precisa alla sua squadra.
Si intuisce che nel girone di ritorno i biancorossi venderanno cara la pelle.

Dopo lo 0-3 di Lodi, il 13 gennaio arriva il Ciliverghe a Classe, si gioca a porte chiuse.
Ma sopratutto arriva la notizia che Stefano Evangelisti ci ha lasciati.
I ragazzi quel giorno, non sanno ancora della morte di Stefano, sembrano baciati da una stella, finisce 2-0.
Un fiume di lacrime al rientro nello spogliatoio ed una promessa, lotteremo per lui fino alla fine.


Caidi (diventato capitano) e Ceroni si carico emotivamente la squadra sulle spalle a Reggio usciamo sconfitti di misura tra gli applausi dei tifosi granata. 

Gli occhi diventano ancora lucidi pensando allo splendido gesto riservatoci da società e tifosi prima della partita.
In quel mazzo di fiori consegnato ad Andrea, fratello di Stefano, c’è l’essenza di quello che deve essere lo sport.

Belle e commoventi anche le parole del mister del Fanfulla Andrea Ciceri.

Non abbiamo tempo per piangerci addosso, perdiamo nettamente con il Crema e poi battiamo il Pavia 3-1.

Dopo la sconfitta senza attenuanti a Fiorenzuola ci lascia un’altro amico, dopo una breve ma feroce malattia Mauro Biondi, storico collaboratore della nostra società, chiude per sempre gli occhi.

A metà febbraio inizia il periodo migliore per i colori biancorossi, 6 partite senza subire reti e con la vittoria sul campo del Modena.
A segnare il gol storico per noi è Venturi, prima e purtroppo unica vittoria esterna della stagione.


Con la Vigor Carpaneto si spezza l’imbattibilità di Giannelli, si spezza dopo che il bravo Filippo ha deviato un rigore sulla traversa, ma sulla ribattuta non può nulla.

Il giorno di Pasqua il destino ci toglie ancora il sorriso.
Paolo, portiere dei 2010, spicca il volo verso il paradiso, ce lo porta via una malattia, a noi resta la gioia di averlo conosciuto. 

La domenica successiva la serie senza sconfitte si interrompe a Zola Pedrosa dopo 9 turni. 

Arriviamo così all’ ultima di campionato con l’obbligo di vincere e sperare che il Modena faccia altrettanto con il San Marino per poi tentare il tutto per tutto nei play-out.
I canarini fanno il loro dovere, noi purtroppo non andiamo oltre il pari (1-1) con l’OltrepoVoghera già retrocesso.

Altre lacrime, ma è stato bello vederle scendere.
In quel momento ho avuto ancora di più la percezione di quanto questi ragazzi abbiano onorato la maglia biancorossa.

Finisce con una retrocessione, ma non è questo che conta, non si deve piangere per un risultato sportivo.
Abbiamo fatto quello che potevamo, anzi forse qualcosa di più, piangiamo perché un nemico invincibile ci ha portato via delle persone care.

Forse non torneremo mai più in Serie D, ma poco importa.
Abbiamo portato in giro per l’Italia una piccola favola.

Siamo una piccola comunità che entrerebbe comodamente nella una curva di uno stadio come quelli di Reggio o di Modena.
Abbiamo lottato con i pochi mezzi a disposizione, chi poteva aiutarci non è stato, a mio modo di vedere, all’altezza.
Ci hanno insultato per il nostro fatiscente impianto sportivo, additati come meritevoli solo di categorie inferiori per colpe non nostre. La tristezza di una partita a porte chiuse è grande.
Malgrado questo ci sentiamo orgogliosi oltre misura per quello che abbiamo fatto, noi abbiamo dato tutto quello che potevamo, altri facciano un esame di coscienza. Per una stagione calcistica Classe non è stata solo la basilica. 
Ripartiremo più vogliosi di far bene che mai.

Ora inizia la Festa dello Sport, la 35esima per l’esattezza.

Nei nostri cuori per sempre ci sarà un posto per gli amici, Stefano, Daniele e Paolo.
Sempre con noi.

Gianni Massoli